Roma, Piazza Navona, Giochi d’acqua nel Settecento

La storia delle lingue e dei dialetti di Roma e del Lazio è ricca e complessa, riflettendo le numerose influenze storiche e culturali che hanno caratterizzato la città e la regione nel corso dei secoli. Il ruolo di Roma, di eccezionale importanza in Italia e nel mondo, ha inevitabilmente condizionato l’identità del Lazio, intrecciando le radici culturali locali con la potente attrazione della capitale.

«Roma e il Lazio»Studi linguistici e filologici si propone di contribuire significativamente alle ricerche sulla lingua e sui dialetti della regione. L’iniziativa, collegata alla prestigiosa rivista dialettologica «CoFIM – Contributi di Filologia dell’Italia Mediana», coinvolge numerosi illustri studiosi e comprende l’organizzazione di una serie di convegni annuali.

Un’affascinante storia linguistica

Fino al Trecento, il romanesco è un dialetto di tipo meridionale, ma tra Quattrocento e Cinquecento comincia ad avvicinarsi al toscano. La Cronica di Anonimo romano, capolavoro della letteratura e della storiografia trecentesca, rappresenta il principale riferimento per la conoscenza del romanesco antico. La successiva parziale toscanizzazione, dovuta alla presenza nella città di un’ampia e potente colonia toscana, raggiunge in un primo tempo solo la produzione scritta e formale delle classi sociali elevate, per poi estendersi progressivamente all’intera popolazione urbana, influenzando gli stessi volgari del Lazio. L’ampio territorio della regione appartiene al gruppo linguistico dell’Italia mediana, che comprende anche le varietà delle Marche meridionali, di gran parte dell’Umbria e dell’Abruzzo aquilano.

Nel XIX secolo, specialmente dopo l’unificazione nazionale, l’italiano standard rafforza il suo ruolo di lingua ufficiale, ma i dialetti continuano a essere utilizzati e a svolgere un ruolo importante nell’uso quotidiano. Risale al primo Ottocento un autentico gioiello della poesia dialettale, i Sonetti romaneschi di Belli, che sono al tempo stesso un monumentale affresco della vita, dell’anima e della lingua del popolo romano di allora. Nell’età postunitaria il dialetto romanesco si evolve in misura notevole, anche per effetto delle grandi ondate migratorie verso la nuova capitale, che modificano la fisionomia sociale della città. Ancora oggi il dialetto romanesco, sebbene molto prossimo all’italiano, è riconosciuto dai parlanti come un elemento significativo di appartenenza alla comunità cittadina, grazie ad alcuni suoi tratti linguistici distintivi e al vocabolario ricco di espressioni colorite.

Nella porzione meridionale i dialetti del Lazio sono oggi classificati come meridionali intermedi, pur mantenendo ancora alcune caratteristiche del tipo linguistico mediano a cui in origine appartenevano. Le particolarità del basso Lazio, che riflettono la storia locale, insieme con la composita realtà dei Castelli romani, sospesa tra tipo mediano originario e influssi crescenti del romanesco, arricchiscono la varietà linguistica della regione. Anche se l’italiano standard si afferma ovunque, i dialetti e i vari tipi di italiano marcato in senso locale trovano ancora un largo impiego nella comunicazione informale e familiare.

Viterbo, La loggia dei Papi
Anagni, pavimento della Cattedrale

Un viaggio straordinario

In sintesi, la storia della lingua e del dialetto a Roma e nel Lazio è uno straordinario viaggio attraverso le trasformazioni culturali e sociali che hanno plasmato l’identità linguistica della regione, e almeno in parte anche quella dell’Italia intera. Dalla seconda metà del Novecento a oggi, infatti, numerosi vocaboli e modi di dire romaneschi, per il carattere vivace o per l’efficacia espressiva, si sono integrati nella lingua nazionale, grazie soprattutto al loro frequente utilizzo nei media, che continua ancora oggi.


2 risposte a “«Roma e il Lazio» Studi linguistici e filologici”

  1. Avatar wp_11736048

    Bene la prima foto del Colosseo. La seconda e la terza foto dovranno essere cambiate con foto di luoghi interessanti non di Roma ma del Lazio.

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